Il paese dei mille sorrisi (Myanmar) 2018

Partire per un nuovo viaggio è sempre una grande emozione: bel gruppo di amici, meta suggestiva e sognata da tempo… ed eccoci sul volo THAI per poco più di 10 ore verso lo scalo di BANGKOK. Qui ci attende un altro più breve volo per YANGON, principale città del MYANMAR (un tempo chiamata BIRMANIA).

21 ottobre – Dopo aver conosciuto la simpatica guida GHANTGAW (si dice GHENGO), siamo pronti per il primo impatto con il MYANMAR e ci immergiamo nel caos tipico delle città dell’Asia che caratterizza anche YANGON (RANGOON). Subito GHANTGAW ci conduce alla gigantesca statua di BUDDHA SDRAIATO lunga 72 metri, dove molti fedeli pregano attorniati da gatti. Qui, come in tutte le pagode, è necessario rimanere a piedi nudi, anche senza calze, quando ci si trova al cospetto del Buddha: atmosfera e suggestione, ma anche piedi neri!

Lasciamo i bagagli nel bell’ HOTEL SULE SHANGRILA, posto in ottima posizione in centro nel cuore della vecchia città coloniale, facciamo una doccia tonificante per scrollarci di dosso la stanchezza del fuso e siamo pronti ad esplorare la frenetica vita delle strade di YANGON. I marciapiedi pullulano di bancarelle alimentari, attorno a tavoli di plastica tanti avventori mangiano zuppe, riso, carni e frutta e anche noi assaggiamo pompelmi e mandarini, gli unici cibi che possono non venire intaccati (vista la buccia) dalle condizioni igieniche decisamente precarie. Gli edifici scrostati di origine coloniale sono testimoni di antichi fasti, ma sentono il peso dell’incuria e delle aggressioni climatiche tropicali. La decadente ma pittoresca atmosfera coloniale è interrotta qua e là da pagode buddiste ricoperte in oro, da templi cinesi e indu, moschee e mercati. Nel pomeriggio visitiamo uno dei monumenti più venerati e suggestivi del MYANMAR, la PAGODA SHWEDAGON, che si raggiunge da monumentali scalinate. Sono preziose le spiegazioni di GHANTGAW che ci aiuta a capire la filosofia buddista e ad andare al di là dello spettacolo della stupa di 99 metri rivestita da 22000 lingotti, del tripudio di Buddha di ogni dimensione, della moltitudine di statue tra cui draghi, sfingi, divinità, re, danzatrici…La stupa principale ha una guglia con migliaia di diamanti, rubini e zaffiri ed è circondata da un impressionante numero di santuari, padiglioni dorati, terrazze e altre stupe di ogni dimensione. Numerosissimi sono i monaci con la tunica arancione o ocra e le monache (anch’esse con il capo rasato) con la tunica rosa. La magia della PAGODA SHWEDAGON è particolarmente accentuata al tramonto quando le persone si riuniscono per pregare e la stupa dorata si illumina con le ultime luci del giorno. Dopo lo spettacolo della pagoda di sera ceniamo in un bel ristorante che ha mantenuto atmosfera e arredamenti coloniali. Il cibo locale stasera piace a tutti: tempura di zucca bianca, pollo con salsa al curry e patate, maiale in agrodolce, melanzane grigliate, insalata con arachidi, frutta fresca tra cui ottima soprattutto la papaia. Tutti a nanna pronti per la levataccia di domani.

22 ottobre – Tutti pronti alle 5 per il volo con il piccolo ma confortevole aereo della locale GOLDEN MYANMAR AIRLINES con il quale arriviamo a HERO. Qui ci attende la piacevolissima sorpresa del mercato locale, affollatissimo e dove noi siamo gli unici occidentali. E’ enorme e splendido con un continuo via vai di gente e vortici di persone vocianti tra cui tanti bimbi bellissimi. Sui variopinti banchetti, molti dei quali consistenti solo in una stuoia per terra, tra odori forti e pungenti di spezie e fritto, si possono trovare zenzero, verze, pomodori, spezie, thè, carne, pesce, fiori, canna da zucchero…ma la vera meraviglia è l’atmosfera, la gentilezza e i sorrisi delle persone. I mercati sono sempre lo specchio della vita vera e autentica di un popolo ed è ancora una volta un’esperienza indimenticabile frequentarne uno.

Ci avviciniamo al LAGO INLE e prendiamo quello che per i prossimi giorni al lago sarà il nostro mezzo di trasporto, una lancia che tiene 4 o 5 persone e che svetta veloce. Purtroppo inizia a piovere ma non ci scoraggiamo, estraiamo la nostra mantella e iniziamo l’esplorazione della costa. Osserviamo la vita quotidiana dei villaggi costruiti tutti su palafitte e abitati dal popolo INTHA che cucinano, si lavano nel lago, si riposano, coltivano gli orti galleggianti. Tantissimi sono i bimbi, sempre sorridenti e tutti, grandi e piccoli, sono sempre cordiali, salutano con gioia e comunicano serenità. Nel lago i pescatori si spostano con le barche utilizzando lo stile unico tradizionale di remare con la gamba, cosa che permette di tenere libere le braccia per maneggiare la rete o per usare la nassa.

Ci fermiamo a pranzare in una casa INTHA con la cucina a vista e la famiglia cucina per noi gli ottimi piatti locali tra cui pollo, fagiolini con anacardi, zucca e frutta. La pioggia non ci abbandona se non a tratti, ma ha una sua suggestione. Particolarissimo è l’artigianato intha, vediamo un laboratorio che produce tessuti con fili di loto su grandi telai a cui lavorano molte donne. Un’altra produzione locale sono i sigari. Arriviamo in serata allo splendido AMATA GARDEN RESORT che si trova affacciato sul lago con ciascuna camera in una casetta con terrazza, arredata con gran gusto.

23 ottobre – Sveglia all’alba con la pioggia che ci dà una tregua per raggiungere in barca un punto del lago da cui vedere un evento unico, che segna i festeggiamenti per la fine della stagione monsonica: il FESTIVAL DI PHAUNG DAW DO. Si tratta di un’imponente processione sull’acqua in cui 4 immagini sacre di Buddha vengono trasportate tra i villaggi su una gigantesca barca decorata in oro, precedute da moltissime piroghe guidate da centinaia di ragazzi che remano in modo tradizionale con un piede. E’ una grande festa popolare, famiglie intere vengono qui dai loro villaggi, musica e balli accompagnano la processione, tutti preparano piatti speciali e l’atmosfera è gioiosa.

Torniamo in hotel per colazione e riprendiamo subito le nostre barche sulle placide acque del LAGO INLE.

 

Troviamo alcune donne PADAUNG, le donne “giraffa” con file di anelli di metallo al collo, che in prevalenza vivono sulle montagne, ma alcune delle quali arrivano fino al lago.

Sempre in barca risaliamo la corrente di un canale fino al VILLAGGIO PA-OH, dove si trovano persone di varie etnie con copricapi e vestiti colorati e tantissimi bambini sorridenti che vogliono vendere cappelli o statuine. Passeggiamo per le vie del villaggio per raggiungere sulle cime della collina lo splendido SITO ARCHEOLOGICO DI INDEIN, formato da più di 1000 stupe del XVII secolo in stato di non buona conservazione ma suggestive perché immerse nella vegetazione. Mentre scendiamo dalla collina e attraversiamo una bellissima foresta di bambù, inizia a diluviare e arriviamo bagnati come pulcini a valle. Ci asciughiamo e rilassiamo con un ottimo pranzo in una terrazza coperta in riva al lago, servita in tipici piatti di lacca: insalata di foglie di banane, pesce locale e gamberi grigliati, pollo al masala, banane. Ripartiamo in barca e, dopo una tappa ad una fabbrica di argento (che viene estratto dalle montagne circostanti), visitiamo il MONASTERO HPE NGA CHAUNG, dove fino a qualche anno fa vivevano i gatti salterini, che ci sono ancora in gran numero ma non saltano. Facciamo un’offerta alimentare ai monaci che ci benedicono.

Mentre ripercorriamo in barca i canali, vediamo i tradizionali orti galleggianti, coltivati in prevalenza a pomodori, di cui si fanno ben 3 raccolti all’anno. Ritorniamo all’hotel per la cena e il meritato riposo.

24 ottobre – Oggi si può davvero dire MINGALABA’ (buongiorno) al risveglio perché splende il sole e il panorama facendo colazione dalla terrazza sul LAGO INLE è fenomenale. Ultimo tragitto con la nostra lancia sul lago, il clima è ottimo, i colori perfetti con la vegetazione rigogliosa sulle rive, i fiori di loto e i pescatori sulle barche che pescano con le nasse, remando con il piede. I birmani sono numerosissimi sulle barche e a riva, tutti in festa e felicissimi perché proprio oggi è la grande FESTA DELLA LUNA PIENA alla fine della stagione delle piogge, è un avvenimento e un’occasione di ritrovo.

Troviamo tantissimi fedeli anche alla PAGODA PHANDAWOO, che contiene 5 statue del Buddha ricoperte d’oro (ora ce n’è solo una perché le altre 4 sono portate in giro nella processione che abbiamo visto ieri). I fedeli (solo gli uomini!) attaccano foglie d’oro sulla statua del Buddha, che si possono comperare all’entrata. Intorno alla pagoda si vende ogni genere di prodotti dagli alimenti, alle bilance, ai coltelli, ai copricapi fatti con denti di bufalo. Rarissimi gli occidentali, tanto che anche qui ci viene chiesto dai locali di fare la foto con loro (siamo noi quelli particolari e diversi!), tutti salutano, sorridono e sono gentilissimi. Ancora in barca fino al ristorante, dove i piatti nuovi che assaggiamo (oltre ai soliti birmani che ci sono già piaciuti) sono l’insalata di foglie di thè e le patate dolci (che hanno il gusto delle castagne) in salsa di cocco. Qualcuna di noi donne viene truccata da GHANTGAW con la tipica TANAKA per il viso, colore bianco/giallo naturale che quasi tutte le donne birmane utilizzano per bellezza e per protezione dal sole.

Ghantgaw ci fa una sorpresa e ci porta all’interno di un CONVENTO DI MONACHE, tutte molto giovani, con il capo rasato e vestite di rosa: ci accolgono, cantano per noi una preghiera, ma ci pare di cogliere nei loro volti un po’ di tristezza.

Vicino al bel MONASTERO SHWEYANPYAY, costruito completamente in teak con le finestre ovali, assistiamo alla cerimonia che si svolge tutte le mattine con i monaci in fila che ricevono nelle loro ciotole le donazioni in cibo ma anche in denaro: una moltitudine di fedeli li aspetta felice di donare anche poco ma con gioia.

Sempre a piedi nudi (è un continuo togli e metti le scarpe, tanto che da oggi siamo tutti in infradito) entriamo in una pagoda curiosa perché racchiude tantissimi piccoli Buddha votivi, posti in nicchie, donati da fedeli di tutto il mondo.

Lungo la strada che percorriamo verso l’aeroporto di HERO la campagna è rigogliosa e verdissima con campi di riso (che danno ben 3 raccolti all’anno) e di canna da zucchero e mucche che attraversano la strada.

Sosta ad un laboratorio che utilizza le foglie di gelso per produrre carta e crea ombrellini SHAN di legno di bambĂą.

Un volo di circa mezz’ora ci separa da BAGAN, gioiello architettonico con più di 4000 pagode in mattoni rossi disseminate nella verde pianura. Si sta facendo buio e ci attende la PAGODA SHWEZIGON, enorme stupa dorata circondata da molti altri tempietti. E’ veramente suggestiva perché affollata di fedeli che accendono miriadi di lumini e offrono fiori, pregano, ma anche socializzano, mangiano. Oggi è il THADINGYUT FESTIVAL, il FESTIVAL DELLE LUCI, celebrazione buddista affascinante per tutto il MYANMAR che oggi si accende di luci, suoni e colori. E’ un gran privilegio per noi essere qui ora ed è molto emozionante, in un’altra pagoda meno affollata, accendere anche noi tante candele formando la scritta ITALIA. La giornata è stata molto intensa e la conclusione è con una cena al solito decisamente buona, che ci farà conoscere altri nuovi piatti: spinaci fritti, gamberi con salsa di tamarindo, verdure con arachidi. A nanna al MYANMAR TREASURE RESORT pronti per l’esperienza di domani.

25 ottobre – Partiamo dall’hotel alle 5 pronti per vedere l’alba dalla mongolfiera ma abbiamo purtroppo la brutta sorpresa, una volta arrivati al campo base di partenza, di scoprire che, malgrado il tempo sia bello, in quota c’è un po’ di vento che rende pericoloso il volo, perciò non si può salire sulle mongolfiere. Delusi decidiamo di riprovarci domani. La nostra ottima guida Ghantgaw ci accompagna ad un altro splendido e vivace mercato, NYAUNG, dove si vende ogni tipo di generi alimentari, tessuti e attrezzi di lavoro, ma la cosa più affascinante sono le persone, sempre sorridenti, mai insistenti o invadenti e gentilissime. Quasi tutti gli uomini e le donne indossano il LONGY, un telo colorato lungo fino ai piedi annodato in vita. Gli uomini hanno denti piccoli e rossicci perché masticano il BETEL, ricavato dalle noci di areca e messo in bocca insieme alla calce per poi venire sputato per terra.

Tappa in un laboratorio di lacca, genere che non incontra troppo il nostro gusto.

Ci fermiamo in un monastero dove vediamo sfilare molti monaci con la loro ciotola tutti in fila fino alla sala dove pranzeranno in modo ordinato e in rigoroso silenzio. Cani e gatti sono numerosissimi all’interno del monastero e dovunque in Myanmar, sempre pacifici e tranquilli; qui nel monastero aspettano i resti delle donazioni alimentari. Pranziamo bene all’aperto in un altro monastero nel mezzo della vegetazione.

Visitiamo alcune PAGODE dai colori accesi e dalle cupole dorate, nelle quali aleggia il profumo dei gelsomini e dell’incenso e si apprezza la spiritualità buddista. La gente abita tra i templi e ci fermiamo per capire la vita quotidiana in un piccolo villaggio (SHIWE PYTHIA), dove ci accolgono gruppetti di bellissimi bimbi vocianti e sorridenti. Le abitazioni ad una sola stanza sono in terra battuta, con tavoli e letti come unici arredi, ma sono ordinate e dignitose. In giro ci sono galline, mucche, maiali.

Alcuni ragazzi giocano con una palla di foglie di bambĂą e Bobo si ferma a far due tiri con loro. Gli abitanti del villaggio accolgono con piacere saponi, spazzolini da denti e giochini che lasciamo loro e acquistiamo qualche bel prodotto artigianale creato con foglie di bambĂą. Visitiamo altre stupe e un bel tempio con affreschi antichi.

Poi ci attende uno dei templi più grandi e suggestivi di Bagan, ANANDA PAYA che risale al secolo XI, ha una guglia caratteristica, terrazze, stupe, ma soprattutto conserva al suo interno 4 enormi Buddha in piedi alti circa 10 metri. Su consiglio di Ghantgaw, decidiamo di esplorare l’ampia distesa di pagode gironzolando per la campagna tra la miriade di templi e stupe sul calesse, mezzo di trasporto divertente, piacevole e che permette di avere un’ottima prospettiva e una vera idea d’insieme delle architetture di Bagan. Ci fermiamo su una collinetta per ammirare lo spettacolare tramonto sulla valle. Durante la cena al NANDA RESTAURANT assistiamo al tradizionale e simpatico spettacolo di marionette.

26 ottobre – La nostra costanza viene oggi premiata, riproviamo a salire in MONGOLFIERA  (https://www.balloonsoverbagan.com/) visto che questa volta la situazione dell’aria lo permette.

E’ un’esperienza fantastica ed emozionante vedere il sole che inizia ad alzarsi e diffonde i primi raggi sui templi. Per circa un’ora voliamo al di sopra della splendida Bagan per poi atterrare in un campo di arachidi (d’altronde in mongolfiera non si può scegliere sempre il posto preciso!). Ci spostiamo poi di poco per poter scendere tutti e siamo accolti da una bella colazione e da un brindisi con champagne. La bellissima esperienza di oggi ci ha caricati e siamo felicissimi.

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Siamo pronti a partire verso MANDALAY in bus, attraversando la tranquilla campagna con campi coltivati sempre in modo tradizionale, senza alcun mezzo meccanico. Coltivazioni di riso, arachidi, sesamo, mais e miglio si susseguono lungo questa scenografica strada che costeggia il FIUME IRRAWADDY.

Ci fermiamo in un piccolo villaggio con strade polverose, bimbi sempre sorridenti, donne intente a cucinare, uomini che lavorano i campi o sono artigiani che utilizzano strumenti semplici ma ingegnosi. Vediamo un uomo che sale con grande abilità e velocità su un’altissima palma. In una zona in cui si trovano tanti alberi pietrificati ci fermiamo in un semplice ma carino ristorante dove mangiamo ottimi NOODLES di soia con uovo.

Arriviamo alla piccola città di AMAPURA, in passato capitale reale del Myanmar e passeggiamo per le vie di un monastero che occupa un intero quartiere e ospita ben 1200 monaci di ogni età. I monaci sono intenti alle loro attività quotidiane: puliscono, lavano i panni e li stendono (bella la distesa di tessuti dall’arancione al rosso mattone), studiano, pregano. Sta arrivando il tramonto e ci avviamo verso il PONTE U BEIN di AMAPURA, il più lungo ponte di teak del mondo. Percorriamo i suoi 1200 metri a piedi per poi prendere una bella barchetta che ci conduce nel mezzo del lago dove è possibile goderci nel modo migliore il panorama spettacolare del tramonto tra un’enorme distesa di giacinti d’acqua. Le foto da qui sono bellissime, in particolare quando al tramonto passano sul ponte bici o monaci. Ci attende il meritato riposo al YADANARBON DYNASTY HOTEL.

 

27 ottobre – MANDALAY è il cuore storico e culturale birmano, evocativo dell’Asia del passato, Kipling ricordava “le campane dei templi tintinnanti” e “i profumi di aglio e spezie”. Oggi Mandalay è una moderna città con motorini e autobus che suonano sempre i clacson ed emanano gas di scarico puzzolenti e nerissimi. Malgrado ciò Mandalay ha il suo fascino per le pagode, le vendite delle pietre preziose (estratte in varie zone del Myanmar), la presenza di numerosissimi monaci che si vedono spesso per le vie polverose e sporchissime. Infatti una gran pecca in un paese ancora in via di sviluppo come il Myanmar è la mancanza di raccolta dei rifiuti e la conseguente mancanza di pulizia per le strade. Anche qui cani randagi ma sempre molto pacifici si trovano ovunque per la strada. Passiamo davanti al PALAZZO REALE con mura possenti e un fossato che lo circonda, nei prati vicini varie persone si dedicano alla ginnastica mattutina.

Visitiamo la bella PAGODA KUTHODAW, tempio dorato con tante stupe più piccole che lo circondano, che conserva 729 grandi lastre di marmo, “pagine” che formano “il libro più grande del mondo”. Curiosissimo è il SHWENANDAW KYAUNG, ex appartamento del palazzo reale in teak trasformato in monastero, che è stato spostato al di fuori del palazzo e che si è perciò salvato da un devastante incendio durante la Seconda Guerra Mondiale.

 

 

 

Per meglio esplorare i meandri della caotica MANDALAY prendiamo le bici (qualcuno di noi uno strano risciò) e ci addentriamo nelle vie fino ad un particolare e affascinante mercato. Si trovano merci di ogni genere sempre con condizioni igieniche molto precarie, ma la cosa davvero unica è che la maggior parte del mercato è proprio sui binari di una ferrovia attiva e quando arriva il treno i precari banchetti vengono velocemente smantellati per far passare il treno e poi ricostituiti poco dopo (incredibile!). Sosta nel giardino di una casa coloniale del 1866, poi trasformato in monastero e ora abbandonato.

Pazzesco è quello che ci capita poco dopo: in un bel palazzo si sta svolgendo la cerimonia di un matrimonio, precisamente il secondo dei 3 giorni di festa in cui si fanno anche offerte ai monaci. Gli sposi sono molto ricchi e la festa è sfarzosa, con eleganti abiti, gioielli, gigantografie fotografiche degli sposi. La gentilezza e cordialità dei birmani si esprimono anche qui, perché, mentre guardiamo incuriositi, veniamo invitati a entrare e ci offrono fiori, caffè, cibo alla loro tavola: incredibile, ci siamo imbucati.

Lasciate le bici, visitiamo la veneratissima PAGODA MAHAMUNI, maggior luogo di culto buddista di Mandalay per la presenza del grande Buddha sul quale gli uomini attaccano in continuazione foglie d’oro. Compriamo simpatici braccialetti di semi di acacia e visitiamo poi un laboratorio dove si lavora il legno di teak per produrre statue in prevalenza di Buddha. Altro artigianato locale in un vicino laboratorio è quello degli arazzi. Fa molto caldo (fino a 35-40 gradi), il sole splende ed è alto il tasso di umidità.

 

Dopo pranzo prendiamo un battello lungo il fiume IRRAWADDY, dal cui ponte ci rilassiamo su comode sdraio per raggiungere MINGUN, villaggio che conserva i resti di quello che avrebbe dovuto essere il piĂą grande stupa del mondo. Si tratta di una suggestiva pagoda, particolare per le gigantesche crepe a forma di fulmine che la caratterizzano dopo i terremoti del 1839 e del 2011. A MINGUN vediamo la campana funzionante piĂą grande del mondo e nella nostra peregrinazione per il villaggio siamo accompagnati da una frotta di ragazzine che vogliono vendere i loro prodotti.

La grande bianca PAGODA HSINBYUME dalla stravagante forma ondulata e con grandi terrazze ci permette di godere dalla sua cima di uno splendido panorama. Ritorniamo a Mandalay in battello con una piacevolissima e rilassante navigazione.

 

 

28 ottobre – Torniamo in aereo a YANGON e gironzoliamo al MERCATO BOGYOKE, antico bazar birmano dove oggi si vende di tutto, in particolare oggetti di artigianato in legno, tessuti e gioielli. Buon pranzo in un ristorante locale, dove assaggiamo uno dei pochi dolci degni di menzione, l’ARPON, una specie di crepe con riso e cocco. Sosta in una sala da the locale, che non è certo da ricordare perché poco pulita e non caratteristica e poi giro a piedi per il labirinto di vie del centro di YANGON tra edifici coloniali in prevalenza mal conservati. Sui tavolini di plastica colorati che sono il punto di incontro per lo street food locale si trova di tutto dalle scodelle di riso alla zuppa di verdure ai noodles con ciotole con vari condimenti, alle interiora poste su spiedini, alla cavallette arrostite. Noi non siamo schizzinosi, ma le precarie condizioni igieniche non invitano di certo ad assaggiare.

La PAGODA SULE illuminata e una passeggiata nelle vie piĂą centrali sono il completamento della giornata.

29 ottobre – La colazione al SULE SHANGRILA HOTEL è notevole e ci carica per il trasferimento (che faremo solo con una zainetto come bagaglio) fino alla ROCCIA D’ORO. E’ uno dei luoghi più sacri del paese e richiama ogni giorno migliaia di fedeli buddisti. Lungo il percorso non troviamo traffico (che in realtà non si trova mai in Myanmar), chiacchieriamo e la nostra giuda Ghantgaw, bravissima e a cui ci siamo affezionati, ci racconta, oltre alla cultura e alla quotidianità birmana, anche particolari della sua vita. Il nostro gruppo ha creato con lei proprio un bel bel rapporto. Paesini, mercati dai mille colori, vegetazione rigogliosissima, coltivazioni di anguria, pagode costellano il paesaggio.

Tappa al monumento/cimitero degli alleati della Seconda Guerra Mondiale, poi a BAGO alla PAGODA SHWEMAWDAW, dove come sempre si rimane a piedi nudi per la visita, malgrado il fatto che non ci sia di certo pulizia. Pranzo ottimo a base di SAMUSA (triangolini di sfoglia ripieni di verdure) con salsa di TAMARINDO, pollo con insalata di patate, spaghetti di riso con arachidi.

Saliamo con un camion locale per la ripida strada che ci conduce alla GOLDEN ROCK, enorme masso dorato in equilibrio sul bordo di un dirupo, sormontato da una pagoda. I fedeli dicono che la roccia stia in equilibrio per merito di 2 capelli di Buddha posizionati sotto la roccia. La solita gioiosa popolazione del Myanmar, sempre serena, sorridente, socievole e decisamente simpatica è qui alla ROCCIA D’ORO numerosissima. Sono tutti in preghiera, ma questa è anche un’occasione per stare insieme alla famiglia e agli amici e per condividere il cibo. Carinissimi gli occhiali di bambù creati dai bimbi locali. Gli uomini poggiano foglie d’oro sulla roccia mentre pregano.

 

Per raggiungere l’hotel, che si trova un po’ più a valle della ROCCIA D’ORO, facciamo un impervio sentiero montano, impressionante perché ai bordi si trovano tantissime abitazioni locali decisamente fatiscenti che sembrano pollai, eppure densamente abitate. Per di più, come pare succeda spesso qui, va via la luce e l’atmosfera è surreale. Ghantgaw batte i piedi per evitare che arrivino i serpenti, vediamo dei lunghi millepiedi e vari gechi. Arriviamo all’hotel immerso nel verde, in cui comunque è presente un generatore che ad certo punto viene spento.

30 ottobre – Un po’ inquietante ma di certo suggestivo dormire immersi nella foresta e al risveglio il panorama ci premia. Riprendiamo il camion locale e ci fermiamo in una PIANTAGIONE DI CAUCCIU’, dove si vede la lavorazione artigianale dalla raccolta notturna alla produzione di fogli posti ad essiccare al sole da parte di famiglie che vivono in case rialzate con mucche e galline. Poi sosta in una PIANTAGIONE DI POMPELMO, che compriamo e che è molto gustoso. Per la strada si vedono anche PIANTAGIONI DI ARACHIDI e grosse quantità di pesce posto ad essiccare al sole.

A BAGO ci fermiamo a una stupa attorniata da 121 piccole pagode e qui si trova un grande Buddha sdraiato.

Abbiamo decisamente fatto indigestione di pagode, ma sono il vero indice della spiritualitĂ  del popolo birmano e comunicano sempre un senso di quiete.

Salutiamo con dispiacere la fantastica GHANTGAW, che si è sempre dimostrata bravissima, molto simpatica, organizzata ed estremamente competente.

Il volo THAI con scalo a BANGKOK ci riporta a casa.

 

L’esperienza in MYANMAR è stata decisamente piacevole, perché ci ha permesso di immergerci nella cultura e nella spiritualità orientali, ma soprattutto perché ci ha permesso di conoscere una popolazione fantastica, sempre gioiosa, serena, cordiale, malgrado le difficoltà che può incontrare nella vita quotidiana. La perfetta riuscita del viaggio è data però dalla compagnia ben assortita e con la quale è un piacere condividere le gioie della scoperta che danno energia e linfa vitale all’anima. Grazie da parte mia e di Bobo a BEPPE, ROSSANA, ROSY, PAOLO, SIMONE, FRANCESCO, PATRIZIA, ILARIA, SERGIO, PIERA, PEPE, REMO, ANNA, EMILIO E ROBERTA. Una menzione particolare per SIMONE, testimonianza per tutti che con la forza della volontà si possono superare i problemi e si può arrivare dovunque.

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Pubblicato da bobiworld

Baba, medico nella vita con la passione dei viaggi, Bobo, medico nella vita con passione dei viaggi e della fotografia.. insieme bobi... vi presentiamo il nostro modo di esplorare il mondo con idee, impressioni, appunti di viaggio e consigli utili il tutto corredato dalle immagini scattate in giro per il mondo. Ci accompagna in questo "viaggio" nostra figlia Giada che metterĂ  a disposizione di tutti i ragazzi le sue impressioni ed il suo punto di vista... buon divertimento!!

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